Caldo e lavoro: il lavoratore può rifiutarsi di lavorare?
Cosa dice la normativa
Con l’arrivo del grande caldo, le problematiche sui posti di lavoro crescono vertiginosamente, rischiando di produrre veri e propri incidenti, cadute, svenimenti o altre situazioni potenzialmente pericolose. Dovete sapere che, qualora la situazione all’interno o all’esterno di uno stabilimento diventi insostenibile, avete il diritto di interrompere la prestazione.
Caldo eccessivo: quando il lavoratore può rifiutarsi di lavorare? L’articolo 2087 contenuto nel codice civile precisa che il titolare ha l’obbligo di predisporre le misure di sicurezza necessarie alla tutela dell’integrità fisica e della salute del proprio dipendente.
Nel 2017 l’INPS aveva già previsto la possibilità di richiedere un sostegno al reddito sotto forma di cassa integrazione per coloro che dovevano lavorare con temperature che superavano i 35 gradi.
Caldo eccessivo: quando il lavoratore può rifiutarsi di lavorare?
Nel regolamento elaborato dall’INPS la cassa integrazione viene riconosciuta quando c’è un caldo eccezionale, ovvero se le temperature impediscono lo svolgimento delle fasi di lavoro, soprattutto nei luoghi che non possono essere protetti dall’irraggiamento solare diretto.
Ecco un’altra casistica che riguarda il caldo eccessivo: quando il lavoratore può rifiutarsi di lavorare? Per le mansioni dove vengono utilizzati materiali che non sopportano il calore intenso o vengono eseguite lavorazioni che non si conciliano con queste condizioni climatiche, è possibile ricorrere alla cassa integrazione. La causale da inserire è quella degli eventi meteorologici.
Per attingere all’agevolazione è necessario che sia il responsabile al sistema di sicurezza a disporre la riduzione o la sospensione delle attività lavorative. Il titolare dell’azienda si dovrà sobbarcare l’onere della richiesta della CIGO.
I lavori a rischio
Caldo e ufficio non vanno d’accordo e anche per gli impiegati bisogna ovviare alle criticità. Alcune specifiche mansioni, tuttavia, sono particolarmente esposte a un eccessivo rischio di infortuni per il caldo. Questi lavori sono stati identificati in una nota recentemente elaborata dall’ispettorato del lavoro. Nell’elenco delle mansioni a rischio, l’ispettorato inserisce l’edilizia, in riferimento soprattutto alla cantieristica industriale e stradale, tutto il comparto estrattivo, i lavoratori marittimi e balneari, il segmento agricolo e i lavori di manutenzione del verde.
Anche l’INAIL suggerisce di valutare i rischi prendendo in considerazione l’ubicazione della ditta, la dimensione dell’azienda e le caratteristiche di età e condizioni di salute dei propri dipendenti.


