L’Istat li conta come assunti, ma i lavoratori a metà sono sottoccupati perché operano per poche ore giornaliere oppure per pochi mesi all’anno. Ecco le ragioni per cui non riescono a lasciare il part-time.
La disoccupazione in Italia è in diminuzione, per fortuna, a sostenerlo con i dati alla mano è l’Istituto Nazionale di Statistica, che fornisce la percentuale degli occupati nel nostro Paese: 11,2%.
Sebbene sia più basso rispetto ai mesi precedenti, il numero rappresenta un dato parziale. All’interno degli occupati figurano anche i lavoratori a metà. Hanno un impiego, ma sono in realtà i part-timer involontari. Ce ne sono 2,7 milioni, in maggioranza donne e hanno un contratto a tempo parziale perché non possono passare al tempo pieno.
I tempi cambiano: la categoria dei lavoratori a metà
Una decina di anni fa questa tipologia di contratti era una condizione accettabile, specialmente per le donne impegnate a conciliare il lavoro e la famiglia, ma la crisi ha cambiato tutto. Infatti in diversi casi gli uomini hanno perso il lavoro e le mogli, tra i lavoratori a metà, non hanno uno stipendio sufficiente a compensare la riduzione delle entrate.
Sebbene cerchino di rimanere più ore in ufficio, la rigidità degli imprenditori e la diminuzione della domanda non lo permettono.
Tra i lavoratori a metà ci sono quelli impiegati solo per alcuni periodi. Secondo la Banca Centrale Europea la disoccupazione reale in Italia è superiore al 20%, perché il part-time orario non è l’unica formula utilizzata.
Ci sono persone occupare stagionalmente, come tanti operatori del settore turistico o del comparto agricolo e chi svolge piccoli lavori nel weekend. Il loro guadagno è quindi limitato e spesso si trovano in condizioni di povertà. Prima li supportavano i sussidi, eliminati recentemente dal Governo.
Le mansioni sottoqualificate
I giovani sono disposti a tutto per avere un impiego, ma spesso non riescono nemmeno a raggiungere il contratto part-time e non rientrano neppure nei lavoratori a metà. Infatti molti laureati accettano di svolgere compiti sottoqualificati percependo paghe decisamente basse e il monte ore o il periodo complessivo non copre metà della giornata o dell’anno. L’Ocse sostiene che il 30% degli italiani abbia troppe competenze per il mondo del lavoro attuale.
I lavoratori a metà sono spesso invitati a lasciare la condizione di dipendenti per aprire una partita Iva e aumentare le opportunità di collaborazione. In realtà ci sono pochi professionisti che guadagnano molto e molte persone che non riescono a fatturare somme sufficienti per il proprio mantenimento. Tra coloro che guadagnano meno ci sono i soggetti tra i 25 e i 40 anni, mentre il 56% degli avvocati non arriva a 20.000 euro annui.