Lavoro del futuro, tra professioni che non ci sono ancora e l’Italia che invecchia

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Il problema dell’occupazione e della ricerca di un lavoro è in testa alla lista delle preoccupazioni italiane, molto più di criminalità e immigrazione perché sul lavoro del futuro e sulle prospettive delle nuove generazioni il nostro Paese si gioca tanto.

L’Italia invecchia e i nostri giovani sono sempre più sconsolati: lo dimostrano da una parte i dati dell’Istat che mostrano uno scenario preoccupante – al primo gennaio 2018 la stima della popolazione italiana ammonta a 60 milioni e 494mila residenti, circa 100mila in meno sull’anno precedente; le nascite nello scorso anno sono state 464mila, nuovo minimo storico in decrescita del 2% rispetto al 2016 – e dall’altra i tanti giovani che non cercano più lavoro, incapaci di trovarlo ma anche senza speranze di riuscirci.

lavoro del futuro

A dare un’ulteriore spallata alle, poche, convinzioni dei nostri giovani c’è anche il fatto che il lavoro del futuro ancora non c’è. Lo evidenzia molto bene Milena Gabanelli che nella sua rubrica Dataroom, affronta questo tema.

All’inizio degli anni Duemila” scrive la giornalista “la figura del social media manager, lo specialista nella gestione delle pagine Facebook o Instagram, non compariva nei Cv. Chi dieci anni fa ha investito in un corso di formazione e ha sperimentato il linguaggio dei social network oggi può dirsi un professionista“.

Per il World Economic Forum infatti il 65% dei bambini che oggi vanno a scuola non conoscono quale sarà il loro lavoro del futuro; quando infatti raggiungeranno il diploma o la laurea si troveranno molto probabilmente a svolgere lavori che oggi ancora non esistono.

Il lavoro del futuro, come orientarsi

Il mercato del lavoro si sta trasformando rapidamente richiedendo sempre più flessibilità, sia nelle forme contrattuali sia nelle competenze richieste. Secondo il forum di Davos, entro il 2020 saranno 7,1 milioni i posti di lavoro che si perderanno, soprattutto nei ruoli amministrativi, mentre in altri comparti si prevede un avvicendamento della macchina in sostituzione dell’uomo.

Questo però, se da un lato è una minaccia, dall’altro è anche una grande opportunità perché aprirà un enorme mercato – fino a 2 milioni di nuovi posti di lavoro – nei settori avanzati delle tecnologie, della matematica e dell’ingegneria.

La chiave di volta per i giovani che ancora devono indirizzare la propria carriera scolastica e lavorativa è puntare alle discipline scientifiche, lasciando invece da parte le discipline umanistiche e i lavori umili che, molto probabilmente, verranno automatizzati.

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