Scuola-Lavoro: le ragioni dei giovani che chiedono un Futuro

Rate this post

L’alternanza scuola-lavoro è stata oggetto di proteste in tutta Italia lo scorso 17 novembre, con forti tensioni a Milano e a Roma. Studenti e sindacati lamentano soprattutto lo sfruttamento dei giovani che non vengono retribuiti per lavorare. Il progetto trionfa in Germania, ma in Italia è necessario rivederne l’organizzazione.

I giovani protestano contro l’alternanza scuola-lavoro

L’alternanza scuola-lavoro toglie spazio ai festeggiamenti per la “Giornata Mondiale degli Studenti”, celebrata lo scorso venerdì 17 novembre, ma dominata dalle proteste giovanili in tutta Italia. Questo progetto innovativo coinvolge gli studenti dell’ultimo triennio della scuola superiore. Ha l’obiettivo di unire il mondo scolastico e lavorativo ed è stato introdotto nel 2015 dalla legge “La Buona Scuola“. Il fine è degno di lode, tuttavia l’alternanza scuola-lavoro a molti giovani italiani non piace. Eppure si tratta di un sistema che continua a riscuotere un grande successo nelle scuole tecniche tedesche. In Italia è stato applicato con ottimi risultati nelle province autonome di Trento e Bolzano. Molti comitati studenteschi sottolineano che questi contesti produttivi sono molto diversi e vantano una disoccupazione giovanile di gran lunga inferiore alla media nazionale.

Come funziona l’alternanza scuola-lavoro

Il progetto coinvolge circa 1 milione e mezzo di studenti di età compresa tra i 16 e i 18 anni. Gli iscritti alle scuole tecniche devono effettuare un’esperienza di lavoro di 400 ore, mentre i liceali di 200 all’anno. I numeri sono notevoli considerando che i giovani sono impegnati anche nello studio, ma a generare perplessità è soprattutto il fatto che l’iniziativa ambiziosa lascia a desiderare quanto all’organizzazione. La fase di implementazione dell’alternanza scuola-lavoro è carente soprattutto in merito alla tempistica, che avrebbe richiesto un periodo più lungo per assimilare un cambiamento dalla portata così rivoluzionaria. I comitati studenteschi lamentano soprattutto l’inadeguata strutturazione di molti progetti e lo scarso contributo dei tutor aziendali in fatto di supervisione e supporto.

Le imprese sfruttano gli studenti per avere manodopera gratis?

Una delle tesi contro l’alternanza scuola-lavoro, sostenuta da comitati studenteschi e sindacati, è che le aziende approfittino degli studenti per tagliare i costi della manodopera, mentre loro devono sia lavorare che studiare. “È indegno che il nostro Paese tratti i giovani che hanno studiato così, come se non avessero fatto nulla nella loro vita, e debbano fare dei lavori più vicini alla gratuità che non a un’effettiva retribuzione”, ha dichiarato ai microfoni di Repubblica Susanna Camusso, segretaria della Cgil.
Questa visione non convince del tutto in quanto il progetto ha una durata limitata e un’impresa deve far fronte a oneri elevati per inserire una nuova risorsa, ai quali potrebbe ovviare optando per il personale adulto e già formato. L’iniziativa ha delle enormi potenzialità e potrebbe rivelarsi una grande opportunità per i giovani, ma è necessario implementarla in una maniera più attenta ed efficiente.