Il World happiness report è un rapporto che viene stilato annualmente e che misura i parametri economici e sociali delle nazioni producendo poi una classifica in base al livello di felicità che emerge dalla statistica.
Il World happiness report è affidabile?
Le rilevazioni dei dati inerenti al grado di felicità riguardano oltre 150 Paesi del mondo. Perciò il campione statistico permette di avere un quadro generale ampio e piuttosto completo. Peraltro si tratta di un rapporto che ha il patrocinio diretto delle Nazioni Unite, organizzazione che certamente non promuoverebbe inchieste prive di un riscontro oggettivo e concreto.
Vi starete forse chiedendo quanto è affidabile il World happiness report. Misurare la felicità non è un calcolo matematico semplice poiché si tratta di elementi soggettivi che possono non avere una lettura universalmente condivisa.
La notizia positiva tuttavia è che l’Italia sta scalando la classifica ed è passata dal posto numero 47 al 36. In vetta ci sono le nazioni del nord Europa come la Finlandia e la Danimarca, seguite al terzo posto dalla Norvegia.
Nel corso degli anni il World happiness report è stato aggiornato verificando l’effettiva compatibilità dei parametri e inserendo un numero sempre crescente di indicatori culturali al posto di quelli di tipo economico.
Come viene misurato l’indice della felicità
Per capire quanto siete felici il World happiness report tiene conto di una gamma di numeri riferiti all’elemento sociale e a quello più strettamente economico. Ecco quali sono i parametri:
– il prodotto interno Lordo, noto con l’acronimo di PIL, che viene corretto considerando il potere d’acquisto;
– le relazioni positive, rispondendo in modo affermativo all’ipotesi di ricevere aiuto in caso di bisogno da un parente o da un amico;
– le aspettative per una vita sana;
– la generosità;
– la libertà di scegliere lo stile di vita;
– l’idea di abitare o meno in un paese corrotto;
– le emozioni quotidiane positive o negative.
Anche l’Istat calcola un indice simile al World happiness report
Bes è la sigla che indica il rapporto che viene calcolato sul benessere cosiddetto equo e sostenibile. L’Istat e il Cnel prendono in esame altri indicatori statistici che però servono per arrivare più o meno a un dato molto simile a quello del World happiness report.
In questo caso vengono calcolati anche la conciliazione del tempo libero con il lavoro, la formazione e l’istruzione, le tutela del paesaggio, l’ambiente, il patrimonio culturale, l’innovazione e la ricerca, i servizi, le istituzioni e la politica, le relazioni interpersonali e sociali, la salute, il benessere economico.