Come riconoscere le domande trabocchetto durante un colloquio e rispondere adeguatamente

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Nella maggior parte dei colloqui di lavoro cercheranno di metterti alla prova con domande trabocchetto. Scovarle o no dipende da noi, quindi non essere nervoso, perché se ti prepari bene al colloquio che devi affrontare, non avrai nulla da temere.

Normalmente le domande trabocchetto arrivano quando meno te lo aspetti. Sicuramente non salteranno fuori all’inizio della conversazione ma quando il nostro interlocutore si renderà conto che abbiamo abbassato un po’ la guardia. Le domande più complicate alle quali rispondere sono, solitamente, delle affermazioni…quindi anche il tono dell’intervistatore cambia, permettendoci di capire fino a che punto sta cercando di metterci alla prova.

Ecco alcune delle domande più insidiose e come bisogna rispondere ad ognuna di esse.

“Vedo che non lavori da molto tempo…”: esempio tipico di una domanda che, in realtà, è un’affermazione. Non dobbiamo imparare una risposta a memoria a questa domanda, come del resto non è necessario fare durante un colloquio, ma dobbiamo metterla in conto, perché è importante. Non lavorare da molto tempo è, per disgrazia, un male comune negli ultimi anni ed il tuo interlocutore lo sa bene. Puoi rispondere che, nell’ultimo periodo, ti sei dedicato alla formazione per specializzarti, dato che le proposte di lavoro che avevi trovato non soddisfacevano le tue aspettative.

“Perché sei stato licenziato?”: qui devi fare attenzione a non parlare assolutamente male dei tuoi ex datori di lavoro e a non dire al tuo intervistatore qualcosa che gli faccia pensare che sei stato licenziato perché non hai fatto bene il tuo lavoro. La cosa migliore è rispondere educatamente dicendo che in azienda è stata fatta una riduzione del personale che, sfortunatamente, è toccato a te, nonostante amassi il tuo lavoro e ti trovassi bene con i colleghi e i superiori.

“Qual è il tuo principale difetto?”: se vedi che ti chiedono i tuoi punti forti sul lavoro, preparati perché dopo i pregi vengono i difetti. Devi essere preparato a questa domanda. Non puoi rispondere: ‘beh, sono troppo perfezionista’ o ‘lavoro troppo’. In questo caso stai cadendo letteralmente nella trappola che ti è stata tesa. Ma allo stesso modo non puoi rispondere indicando difetti che possono causare la tua esclusione dalla selezione, come, per esempio, che fatichi a mantenere la concentrazione, che sei indiscreto o poco puntuale. Puoi dire, per esempio, che decidi pensando meticolosamente o che tendi ad importi.

“Preferisci lavorare da solo o in team?”: attenzione, non rispondere che preferisci lavorare da solo! Quello che vogliono sapere con questa domanda è se sei capace di relazionarti con un gruppo di colleghi e come ti sapresti adattare.
“Sei abituato a lavorare sotto pressione?”: questa domanda è un trabocchetto sotto tutti i fronti. Se rispondi no, considerati pure scartato. Se rispondi sì, significa che, se ti assumono, ti spremeranno come un limone. Ma siccome il tuo obiettivo è quello di farti assumere, la risposta migliore è quella di assicurare in maniera convincente il tuo interlocutore che sei capace di lavorare sotto pressione e che lo hai già dimostrato più volte.

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