Parli male della tua azienda su Facebook? Ti possono licenziare

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La linea tra il pubblico e il privato è da sempre molto sottile sui social network. Che cosa si può dire e pubblicare? Dove finisce il privato e inizia il pubblico?

Se parliamo del nostro posto di lavoro su Facebook, parliamo dei fatti nostri o stiamo diffamando il nostro datore di lavoro? La Corte di Cassazione ha detto la sua tramite una sentenza: la diffamazione dell’azienda su Facebook – ovvero parlarne male utilizzando il social network – comporta il rischio di licenziamento!

Diffamazione dell'azienda su Facebook

Diffamazione dell’azienda su Facebook, fate attenzione

Tutto è incominciato quando una donna, la cui identità resta almeno per ora sconosciuta, ha scritto su Facebook che si era “rotta i Cxxxxxxx di questo posto di Mxxxx e per la proprietà“.

Il datore di lavoro, un’impresa di sistemi di sicurezza e antifurto, ha licenziato la donna, la quale si è poi rivolta al tribunale di Forlì che ha respinto il suo ricorso, come ha fatto in secondo grado di giudizio anche la Corte d’Appello di Bologna.

Diffamazione dell’azienda su Facebook, la Cassazione conferma le sentenze precedenti

La donna quindi si è rivolta in terzo grado di giudizio alla Corte di Cassazione, che ha anch’essa respinto il suo ricorso. Per i giudici, il datore di lavoro l’ha licenziata per giusta causa perché “la diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l’uso di una bacheca Facebook integra un’ipotesi di diffamazione, per la potenziale capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone, posto che il rapporto interpersonale, proprio per il mezzo utilizzato, assume un profilo allargato a un gruppo indeterminato di aderenti al fine di una costante socializzazione“.

L’azienda diffamata era facilmente identificabile

Il fatto che, nel suo post su Facebook, la donna non avesse scritto esplicitamente il nome dell’azienda per cui lavorava, non è stato rilevante per i giudici: secondo loro, l’azienda era comunque facilmente identificabile. Come tutte le sentenze della Cassazione, anche questa fa giurisprudenza e introduce una nuova causa di possibile licenziamento: la diffamazione dell’azienda su Facebook.

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