Essere felici in ufficio? È anche questione di diversità

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Oggi molte aziende attuano politiche di diversity management per migliorare il benessere organizzativo. I lavoratori che non vengono discriminati sulla base di fattori come orientamento sessuale, età e religione sono più felici e produttivi.

Felici in ufficio con il diversity management
Oggi ancora troppe aziende sfruttano al massimo i propri dipendenti, a costo di renderli infelici e di sottoporli a continue rinunce, illudendosi che ciò giovi al loro fatturato. Il loro successo passa invece attraverso il livello di benessere che sanno garantire ai collaboratori. I concetti di “lavoro” e “felicità” non riguardano soltanto la dimensione individuale, ma possono essere estesi fino a diventare parte della politica aziendale, definendone la vision in maniera integrata e sistemica. Il tema della felicità in un contesto organizzativo ti sembrerà un ossimoro, ma è la nuova sfida del welfare aziendale. Le politiche di diversity management lavorano in questa direzione, eliminando le discriminazioni basate su fattori come orientamento sessuale, età, razza e religione per migliorare il benessere di tutti.

L’inclusività come valore. Il caso Microsoft
Le grandi aziende sanno che creare un ambiente in cui le persone vivono meglio, assecondando le proprie spinte motivazionali, può aiutarle a perseguire obiettivi strategici. Sulla carta sono tutte pro-diversity, ma nella pratica poche vanno oltre una mera dichiarazione di intenti. Tra queste c’è Microsoft, leader nel settore e sempre avanti in fatto di innovazione. Secondo Pino Mercuri, direttore HR Italia, l’azienda vuole portare la ricchezza del mondo esterno all’interno dell’organizzazione. Negli ultimi anni ha compiuto passi da gigante in nome della diversity, estendendola dal genere all’età e all’orientamento sessuale. Non a caso Microsoft oggi fa parte dell’associazione “Parks Liberi e Uguali” e figura tra gli sponsor del Gay Pride a Milano e in molte altre città del mondo.

Azienda inclusiva, azienda felice. Il caso Hogan Lovells
A sostenere la tesi che l’inclusività favorisca la felicità nei luoghi di lavoro c’è anche Andrea Atteritano, legale di Hogan Lovells. Lo studio internazionale ha attuato all’interno molte lodevoli attività per favorire la diversità. Tra esse figurano l’introduzione di un “team diversity” nei suoi 46 uffici presenti nel mondo, nonché un programma “Pride Plus” per i dipendenti LGBT. Secondo Atteriano, chi lavora in un’azienda inclusiva riesce ad esprimere se stesso a livello relazionale e professionale. Con i colleghi è più libero e può parlare in maniera trasparente, come farebbe con il proprio partner. In tal modo può concentrarsi maggiormente sul lavoro, senza disperdere inutilmente energie per relazionarsi con gli altri.

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