Lavorare all’estero: ecco i paesi in cui vale la pena provare
Lavorare all’estero per molti giovani non solo è più facile, ma anche economicamente più conveniente. Circa 124.000 italiani hanno deciso di abbandonare il loro Paese negli ultimi anni.
Il 39% lo ha fatto per motivi di studio o per lavoro. Secondo i dati dell’AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero) nel 2017 gli italiani residenti all’estero erano 4.974.942, una quantità che equivale all’8% del totale della popolazione italiana.
Questo numero è cresciuto negli ultimi 10 anni di circa il 60% a conferma che gli italiani sono ancora un popolo di migranti. Ad andarsene sono soprattutto i giovani in cerca di un lavoro. Il 39% dei migranti, infatti, ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, e il 25% tra i 35 e i 49 anni.
Lavorare all’estero: dove provare?
Gli italiani che desiderano lavorare all’estero scelgono soprattutto il Regno Unito, la Germania e la Svizzera per le ottime prospettive di stipendi e per le condizioni di lavoro favorevoli. Londra è in assoluto la meta più ambita dagli italiani che cercano lavoro all’estero, nonostante la Brexit. I giovani sono attratti dagli stipendi più alti e dalla possibilità di far carriera.
L’America Latina è un’altra destinazione abbastanza gettonata tra i giovani che scelgono di lavorare all’estero. In questo caso, il paese preferito è il Brasile, che supera altre destinazioni nel continente americano, come gli Stati Uniti e il Canada.
Completano la classifica la Spagna – che insieme al Portogallo è anche una delle mete preferite dai pensionati italiani per il clima mite e le ottime condizioni di vita, insieme alla Francia, l’Irlanda e l’Australia.
Concretamente l’Irlanda è un paese che offre eccellenti opportunità di lavoro nel campo dell’informatica e del marketing digitale. Infatti, proprio qui hanno sede le grandi multinazionali informatiche, tra cui Google, Facebook e Amazon.
Questi tre giganti, insieme a PayPal, LinkedIn, Smartbox e tanti altri, hanno scelto questo paese come sede fiscale per via della corporate tax, che è più bassa che nel resto dell’Europa.