Corea del Sud, lo strano centro di reclusione per chi lavora troppo
Un po’ di straordinario è un buon metodo per arrotondare. In Corea del Sud le cose funzionano diversamente: esiste addirittura un centro reclusione per chi lavora troppo.
Il centro reclusione per chi lavora troppo
I coreani hanno un problema con l’orario di lavoro. Ma non è quello che vi potete immaginare. Non si tratta di una scarsa flessibilità né di una carente propensione al sacrificio o alla fatica fisica. Fare un po’ di straordinario consente di permettersi una spesa improvvisa, arrotondare lo stipendio o, più semplicemente, pagare le bollette e arrivare agevolmente alla fine del mese.
Le aziende di tutto il mondo sono ben liete di usufruire di queste preziose prestazioni lavorative aggiuntive e ne beneficia pure il portafoglio del dipendente. Fin qui nulla di male. In Corea del Sud, invece, questa opportunità può perfino rappresentare un rischio per la libertà personale. Infatti è stato istituito un centro reclusione per chi lavora troppo. Il nome lascia ben pochi dubbi: “La prigione dentro di me“.
Si tratta a tutti gli effetti di una sorta di galera. Le persone che finiscono qui dentro vengono invitate a isolarsi dalla realtà che le circonda, fatta di eccessivo lavoro, di dipendenza dal computer, della necessità ossessiva di aprire la corrispondenza sulla casella di posta del pc del proprio ufficio. Devono rimanere in uniforme, esattamente come i prigionieri di una comunissima galera.
Addirittura il cibo viene somministrato consegnandolo attraverso la fessura della cella. Il programma di riabilitazione sembra che sia realmente efficace. Dovete sapere che la Corea del Sud è un paese che è molto incline alla giornata lavorativa lunga. Si stima una media oraria lavorativa giornaliera di 10-13 ore per dipendente. Un record di stress e di frenesia perfino considerando i livelli già estremi di lavoro che ci sono in numerosi contesti dell’Asia.
La serie televisiva Usa e il mito di Stachanov
Esiste una definizione per coloro che abusano del troppo lavoro: si chiamano workaholics. Negli Stati Uniti c’è una serie televisiva che si intitola proprio così e che è stata trasmessa da Comedy Central. I protagonisti in questo caso sono un po’ diversi dai lavoratori coreani poiché sono ragazzi che hanno lasciato il college.
Hanno trovato lavoro come colleghi all’interno di una società che si occupa di telemarketing ma non rinunciano alle feste e hanno un tenore di vita scatenato. C’è anche un’altra parola usata comunemente che, al contrario del centro reclusione per chi lavora troppo, esalta il mito della dedizione: stacanovismo.
Aleksej Stachanov era un minatore che fece registrare il record di produzione e che diventò eroe del lavoro nella Russia socialista.