Vivere e lavorare a Malta: ecco cosa si deve sapere
Vivere e lavorare a Malta, un gioiello in mezzo al mediterraneo. Un’isola bellissima vicina all’Italia, con un mare stupendo e gente accogliente. Un paradiso fiscale. Chi non ci penserebbe? Queste sono alcune delle descrizioni dell’isola di Malta.
Ma vediamo se valgono pure per coloro che magari vorrebbero trasferirsi a Malta per vivere e lavorare.
Trasferirsi per lavoro a Malta, a chi conviene: imprenditoria, settore informatico, investimenti immobiliari, settore finanziario, ristorazione e turismo, professionisti web, esperti nel settore del gioco d’azzardo e betting professionale. Se siete esperti in questi settori o rami di economia, trasferirsi a Malta potrebbe essere un’idea da considerare.
Ma attenzione: anche se gran parte di abitanti dell’isola parla l’italiano, per vivere a Malta bisogna saper parlare bene la lingua inglese che, insieme al maltese, è la lingua ufficiale.
Vivere e lavorare a Malta
Quest’idea diventa molto attraente quando si prende in considerazione il sistema previdenziale e la tassazione a Malta. Si stima che un 20% dello stipendio lordo è da destinare alla previdenza. La tassazione è progressiva come in Italia, ma gli scaglioni sono più bassi. I redditi più elevati a Malta pagano al massimo il 35% annuo, mentre in Italia si arriva al 43%.
Lavorare a Malta, i requisiti per gli italiani: essendo Malta un paese dell’Unione Europea, i cittadini italiani per i primi 90 giorni non devono avere nessun documento per soggiornare a parte ovviamente passaporto o carta d’identità valida per l’espatrio.
In questi tre mesi, non appena il lavoratore ha trovato il lavoro e firmato il contratto di lavoro, il datore di lavoro è obbligato a comunicare l’assunzione allo stato maltese. Al lavoratore poi va consegnato il documento che certifica l’assunzione. Questo documento è essenziale per chiedere la carta d’identità maltese, il social security number e il tax number, ovvero i documenti che corrispondono alla nostra tessera sanitaria e codice fiscale.
A questo punto bisogna anche trovare una casa. I prezzi d’affitto dipendono dalle zone dell’isola in cui si vuole restare e variano dai 450 euro ai 750 euro al mese.
Malta, i canali di ricerca lavoro: quello che funziona meglio per cercare lavoro a Malta sono i soliti canali di ricerca – dai vari siti Internet, ai canali e piattaforme social. La concorrenza, come ormai quasi dappertutto, è spietata, quindi serve un curriculum impeccabile.
Lavorare a Malta senza conoscere l’inglese, è possibile?
Come abbiamo scritto sopra la conoscenza dell’inglese per lavorare a Malta è fondamentale. In un paese bilingue come Malta nei colloqui di lavoro non è necessario conoscere la lingua Maltese, ma almeno l’inglese è necessario, specialmente se il ruolo richiesto prevede un rapporto con la clientela o con altri colleghi.
La lingua Italiana è solo un extra bonus, così come lo è la conoscenza della lingua francese o spagnola, ma non è considerato come un indispensabile per lavorare a Malta. Pur non conoscendo l’inglese però si può tentare lo stesso la via di lavorare nell’isola, prendendosi un periodo di pausa per impararlo dato che uno dei più grandi pregi di Malta è che sul suo territorio ci moltissime scuole di inglese a prezzi decisamente alla portata di tutte le tasche.
Lavorare a Malta: stipendi e mercato del lavoro
Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio Nazionale di Statistica (National Statistics Office) nel rapporto annuale relativo al 2017 sull’impiego The Labour Force Survey, il guadagno medio annuale a Malta è di 18.029 euro (per un impegno di 41 ore di lavoro settimanali).
Il settore merceologico che vanta gli stipendi più alti è quello dei servizi finanziari e assicurativi (29.445 euro), seguito da quello dei dipendenti dei media (informazione e comunicazione) con 23.033 euro; ultimi è per retribuzione sono gli addetti dell’industria tessile con uno stipendio base annuo medio di 15.789 euro.
Ma se le retribuzioni sono meno elevate che in Italia, il mercato del lavoro è in buona salute: l’occupazione complessiva nel primo trimestre del 2017 ha fatto registrare 192.277 occupati, oltre la metà della popolazione in età da lavoro, con un tasso di disoccupazione del 2,3% (i disoccupati sono 8.359).
Gli inattivi sono 166.385 (il 43% della popolazione). La forza lavoro conta un 13,3% di lavoratori autonomi, i dipendenti a tempo pieno (full time) sono 167.727 (e lavorano in media 41,3 ore la settimana) mentre i lavoratori part-time sono 27.550 (con un’attività media settimanale di 23,5 ore).
Lavorare a Malta: la tassazione
Per poter prendere correttamente la propria decisione e trasferirsi a Malta è necessario conoscere anche le imposizioni fiscali di questo Paese. Malta, che fa parte dell’Unione Europea come l’Italia, non è certamente un paradiso fiscale.
Tuttavia gode di un sistema fiscale interessante che rende il lavorare a Malta una valida alternativa alle Isole Canarie, dove molti connazionali – sioprattutto pensionati ma anche lavoratori dipendenti – si stanno spostando.
A Malta le trattenute previdenziali prendono il nome di Social Security e ammontano al 10% dello stipendio lordo di un lavoratore dipendente che, inoltre, versa un altro 10% autonomamente; i lavoratori autonomi invece versano il 15% del reddito lordo (ricavi-costi).
Come in Italia la tassazione delle persone fisiche è progressiva ma con scaglioni e aliquote differenti:
da 0 a 8.500 euro annui – 0% (no tax area);
da 8.501 a 14.500 euro annui – 15%;
da 15.501 a 19.500 euro annui – 25%;
da 19.501 a 60.000 euro annui – 29%;
oltre 60.001 euro annui – 35%
Si può notare subito che l’aliquota massima è più bassa che in Italia dove i redditi più elevati arrivano a pagare anche il 43%.
Anche a Malta esistono diverse detrazioni che riducono il carico fiscale a seconda della situazione familiare del contribuente. Inoltre non si pagano addizionali comunali e regionali, imposte sulla casa. Versata la Social Security si accede gratuitamente alle prestazioni sanitarie al pari di un cittadino maltese.
Infine, l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) a Malta prende il nome di VAT e ha un’aliquota del 18% (è però pari a zero per generi alimentari, trasporti e prodotti sanitari; vale il 5% per elettricità e servizi turistici).